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È difficile catalogare le birre: i mastri birrai sono diventati sempre più creativi e ci stupiscono inventando ricette, processi e combinazioni sorprendenti. Gli stili, allora, non sono più rigidi schemi in cui incasellare il gusto, il colore o l’aroma di una birra, ma un vocabolario da cui prendere spunto per iniziare un viaggio.
Si chiamano “ale” tutte le birre ad alta fermentazione: a temperature superiori ai 15°, infatti, il lievito sale in superficie e poi si deposita sul fondo. Questo deposito veniva anticamente raccolto e usato per panificare (da qui la dicitura “lievito di birra”).
Le “lager” vengono prodotte con lievito a bassa fermentazione, che si attiva già al freddo ed è molto più delicato, anche rispetto all’alcol. Sebbene tutti associamo queste birre alla Baviera, il lievito lager proviene dalle Americhe.
Non si tratta di un vero e proprio stile: i monaci trappisti, infatti, producono birre piuttosto diverse tra loro. Alcune sono “strong Belgian ales”, ma altre sono così particolari da fare stile a sé, come l’Orval. Esistono solo 14 birrifici trappisti al mondo.
L’ingrediente principale è il frumento invece dell’orzo e il tratto distintivo è il sentore di banana. Oltre alle chiare, opalescenti e beverine, ne esistono moltissime variazioni, dalle dunkel più scure e forti, alle trasparentissime Kristall.
Diventate di moda negli ultimi anni, le IPA hanno una storia che arriva al colonialismo inglese: luppoli forti e profumati per consentire il viaggio dalla madre patria alle Indie. Molto interessanti le varianti con i superluppoli statunitensi (APA).
Se tutte hanno in comune un colore scurissimo e un sentore di tostato, queste birre spaziano davvero moltissimo sia come struttura che come aromi, tanto da definire molti sottostili (Imperial, Chocolate, Oatmeal) e stili “cugini” come le porter.
I Lambic sono birre a fermentazione spontanea, con un gusto complesso in cui domina un aspro molto netto e deciso che potrebbe sembrare un difetto a chi non li conoscesse. Spesso vengono aromatizzati con frutta durante la fermentazione.
Sebbene molto popolare, la classificazione “doppio malto” è un termine di tipo burocratico che dice poco sia sul gusto che sul grado alcolico della birra. Se dobbiamo parlare di multipli, meglio le Dubbel e le Tripel, ale di ispirazione belga!